Giorni fa ero da mio padre, e dopo l’ennesimo colpo basso da parte delle istituzioni ha espresso il suo pensiero: 

«Io non so se riuscirò  a cambiare “Loro” ma non permetterò che “Loro” cambino quello che sono».

Ho fermato nella mia mente e su una nota dello smartphone questa frase e capisco sempre di più, dopo aver intrapreso il percorso di naturopata e di costellatore familiare, l’origine della sua rabbia, dei suoi sbalzi di umore e delle sue manifestazioni rancorose nei confronti della vita e, a volte, delle persone che aveva attorno. 

Giustificarlo? No.

Condannarlo? No, a volte nel corso della mia vita forse l’ho fatto ma non mi ha portato a nulla, ho preferito capire, sondare, cercare di unire i puntini delle mie radici e delle sue radici, comprendere i fitti rami che si intrecciano nel tempo. Forse sarei diventata come mio fratello che si crogiola nel suo rancore e la vuole fare pagare a tutti, non capisce che la prima persona che sta pagando ma in negativo è proprio lui ma credo, in realtà che sarei già morta di cancro al fegato oppure all’utero. Perché la rabbia, la frustrazione, il senso di incompletezza e altro ancora creano emozioni talmente forti da far ammalare il corpo. 

Restare indifferente? non è la mia natura ed è sempre mio padre e sotto, sotto,  gli voglio bene.

Viene anche da lui la mia spinta a non mollare mai, a combattere sempre fino a vincere in qualche modo anche se, molto spesso, non è lo stereotipo della vittoria richiesta da questa società.

Non ho vinto soldi, case, uomini, gioielli, ho vinto la più grande delle vittorie: ritrovare la mia anima e il perdono.

Quindi che si fa in molti casi quando si vivono situazioni pesanti?

Si fa questo, alla fine non mi rimaneva che una cosa: Perdonare.

Perdonarsi e lasciare andare nell’unica materia invisibile possibile capace di resettare ogni cosa, lasciare andare tutto nell’amore dopo aver ridato i pesi inutili degli antenati ad ogni singolo componente familiare ed essersi presi le proprie responsabilità

Perché parlare di pesi e di antenati? Perché nelle nostre radici sono racchiuse tantissime risposte. 

Le nostre radici rappresentano tutta la nostra storia, la storia dei nostri antenati, dei nostri genitori ed è importantissimo per i bambini conoscere la storia dei propri genitori, dei nonni, dei bisnonni, perché in quel momento si sento parte della famiglia, e sento di appartenere alla storia. Raccontare aneddoti, segreti, eventi dei loro predecessori, di come hanno costruito la loro vita, anche parlando dei fallimenti, permette al bambino di aprirsi ad una realtà concreta e può aiutarlo a vedere i suoi genitori come persone umane e non supereroi. Permette loro di capire che gli errori possono essere  superati, perdonati e rielaborati così come i lutti e le perdite economiche o di altro tipo. 

In questo modo i bambini imparano il perdono e a perdonare loro stessi, il perdono è differente dalla giustificazione che diventa spesso un modo di coprire delle cose, il perdono rappresenta lo spogliarsi dalla rabbia, dai sentimenti nascosti, di quelli negativi accettando le persone per come sono.

Alla fine della fiera, sono arrivata a perdonare i miei carnefici, dopo aver compreso attraverso le costellazioni familiari, i meccanismi di funzionamento delle ripetizioni del nostro albero genealogico.

A volte rimane un po’ di tristezza ma alla fine si riesce a vivere in maniera diversa, più consapevole, meno in attrito con il mondo intero e, soprattutto, con sé stessi. 

Raccontate ai vostri figli, nipoti, le storie della vostra famiglia ed anche noi più grandi facciamoci raccontare dai nostri genitori e nonni le storie delle radici e dei rami che compongono l’albero genealogico, sarà un modo per rinnovare ricordi e antichi affetti.

 

Foto di Stefan Keller